La filiera agroalimentare italiana è pronta ad affrontare le sfide della transizione ecologica ed energetica? Nomisma ha approfondito questa questione in un’indagine presentata nel convegno “Le competenze per la transizione ecologica ed energetica nelle imprese agroalimentari italiane: stato dell’arte e fabbisogni”, organizzato in collaborazione con Philip Morris Italia.
La ricerca, condotta su un campione ragionato di imprese agricole ed alimentari, ha rilevato sia gli investimenti realizzati dalle imprese e funzionali alla transizione eco-energetica, sia lo stato dell’arte sulle competenze necessarie alla transizione.
Va superato il gap nelle competenze
Rispetto agli obiettivi di produzione di energie rinnovabili e digitalizzazione dell’economia e della società, l’Italia evidenzia valori sotto la media rispetto agli altri paesi UE. In particolare, se si guarda al Digital Economy and Society Index (DESI), l’Italia sconta un ritardo soprattutto nella componente del “capitale umano”, cioè nelle competenze digitali delle persone.
Questo gap è uno dei principali punti di miglioramento propedeutici alla diffusione in Italia delle innovazioni tecnologiche nelle imprese agricole ed alimentari. Se infatti nel corso degli ultimi anni, il 71% delle imprese agroalimentari intervistate ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica, 1 azienda su 4 lamenta la mancanza di competenze specifiche e la necessità di formazione come i principali vincoli ad una maggior diffusione di tali innovazioni.
Le competenze necessarie alla transizione eco-energetica più richieste dalle imprese risultano quelle legate alla gestione sostenibile delle risorse e all’ottimizzazione dei processi produttivi, per il 48% delle aziende intervistate. Un altro 33% segnala la capacità di utilizzare software per la gestione sostenibile dell’azienda, mentre il 28% individua le competenze biologiche e chimiche legate alla produzione sostenibile.
La vera sfida è riuscire a trovare risorse umane competenti. Una problematica fortemente sentita: solo 1 azienda su 10 non ritiene importante disporre di competenze nel percorso verso la transizione eco-energetica, una consapevolezza che tra le aziende tabacchicole trova conferma nel 100% delle imprese intervistate.
In conclusione, al di là dell’attuale dotazione di risorse umane in grado di sostenere la sfida della transizione eco-energetica (che soddisfa pienamente solo il 30% delle aziende intervistate), resta nel tessuto imprenditoriale agroalimentare italiano un gap di competenze da colmare. La visione innovativa di filiera richiede un approccio fortemente orientato allo sviluppo di nuove competenze che favoriscano l’impegno per le transizioni, la continuità generazionale all’interno delle aziende agricole e modelli innovativi a supporto dell’efficienza in agricoltura.