E’ ambizioso l’obiettivo della filiera degli imballaggi flessibili: lavorare per un futuro a impatto zero. Questa, infatti, è la sfida lanciata dal Presidente di Giflex Alberto Palaveri, a conclusione del congresso, intitolato, non a caso, “La sostenibile leggerezza del packaging flessibile”.
I temi del congresso
I membri del Gruppo Italiano Produttori Imballaggio Flessibile si sono confrontati sui temi caldi del momento:
- i Trade-off tra politica ambientale e industriale
- le ripercussione dell’intelligenza artificiale nei processi industriali e sul mercato
- cosa cercano i giovani che entrano oggi nel mondo del lavoro
- il riciclo chimico e i piani di investimento di importanti aziende nel settore
- come cambia il rapporto di sostenibilità per un’impresa
- Linee Guida e LCA per misurare la sostenibilità del flessibile
- le azioni di lobby in Italia e a Bruxelles a tutela del settore e il Position Paper di Giflex sul regolamento europeo PPWR
La posizione di Giflex sul PPWR
Proprio su quest’ultimo punto, le criticità che i produttori di packaging hanno riscontrato nel documento e le azioni di lobby messe in campo, in Italia e in Europa, per spiegare al legislatore cosa è necessario modificare per tutelare l’industria del flessibile, sono stati al centro dei numerosi interventi.
Giflex ha elaborato un proprio Position Paper presentato in audizione presso la X Commissione – Politiche dell’Unione Europea della Camera, la Commissione IV – Politiche dell’Unione Europea del Senato della Repubblica e, proprio durante lo svolgimento del congresso, il Presidente Palaveri è stato audito alla Camera dei deputati, presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive.
In sintesi, l’industria del flessibile è critica sui seguenti punti:
- non sono stati chiariti nel testo concetti fondamentali come riciclabile e riciclato: servono definizioni chiare e precise;
- serve che tutti i paesi si impegnino a raccogliere in maniera differenziata tutti i packaging, come si fa in Italia con eccellenti risultati;
- si chiede che ci sia una valorizzazione del riciclo chimico, ovvero che il pack flessibile possa rientrare completamente nel ciclo dei materiali;
- si sollecita una politica che dia degli obiettivi e la possibilità di proporre soluzioni per non “congelare” l’innovazione;
- il continuo rimando ad atti delegati con tempi di attuazione insostenibili per la programmazione degli investimenti e la ricerca e sviluppo delle nostre aziende;
- non viene mai menzionata all’interno del Regolamento l’analisi del ciclo di vita del prodotto (LCA), l’unico metodo scientifico in grado di definire quando un imballaggio può essere considerato sostenibile;
- non è provato che il riuso o il cosiddetto “refill” nel settore alimentare sia davvero la soluzione più sostenibile per il mercato, soprattutto in termini sicurezza degli alimenti, di igiene e di protezione del consumatore;
- si chiede che le disposizioni europee non siano così invasive delle abitudini quotidiane dei consumatori (ad esempio in riferimento alla messa al bando delle confezioni monodose utilizzate nell’Horeca).
“Lavoriamo per un futuro a impatto zero. Nei fatti stiamo da anni facendo investimenti per immettere nel mercato prodotti che siano ancora più leggeri, che usino sempre meno risorse ma soprattutto che rendano possibile una seconda vita all’imballo. Consideriamo la lotta al cambiamento climatico un obiettivo principale. Gli avvenimenti di questi giorni in Emilia-Romagna ci spingono ad accelerare il passo.”, ha dichiarato Palaveri a chiusura dei lavori.