La campagna di trasformazione del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate, in leggera riduzione (-2,5%) rispetto al 2023. L’Italia si conferma il terzo paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale, dopo la Cina (che registra un incremento del 31% rispetto al 2023 e del 68% sul 2022) e gli USA (in calo del 14% sulla scorsa campagna). Il nostro Paese rappresenta l’11,8% della produzione mondiale (pari a 45,8 milioni di tonnellate) e il 47,4% del trasformato europeo, con un fatturato totale che dovrebbe attestarsi sui 5,5 miliardi di Euro.
Analizzando i dati di consumo, relativamente al canale retail, nel primo semestre 2024 registriamo un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, con una contrazione delle quote di mercato interno in termini di volume (- 1,2%) mentre il valore rimane pressoché stabile (-0,6%). La flessione maggiore ha riguardato i pomodorini che hanno fatto registrare un calo sia in volume (-8%) che in valore (-4,2%). Segni negativi anche per i pelati interi (-3,5% in volume e -3,7% in valore) e la polpa (-3,4% in volume e – 4,2% in valore). La passata, che continua ad essere il prodotto più venduto – rappresenta, infatti, il 62,3% del mercato dei derivati – è cresciuta in valore (+1,6%) mentre rimane stabile in volume (+0,4%). Diverso, invece, l’andamento del Food Service dove, grazie a una sempre maggiore attenzione della ristorazione alla qualità delle materie prime utilizzate, si rileva un trend sostanzialmente crescente.
Alla riduzione, seppur contenuta, dei consumi interni, è corrisposta una crescita delle esportazioni che, nel primo semestre 2024, sono aumentate, rispetto allo stesso periodo del 2023, sia in volume (+9%) che in valore (+8,93).
I numeri sono stati presentati in occasione dell’Assemblea Pubblica di ANICAV, che si è tenuta il 3 dicembre a Parma, in cui, oltre ai risultati della campagna, sono stati affrontati temi importanti quali lo squilibrio del prezzo della materia prima rispetto a quello degli altri Paesi trasformatori, la concorrenza dei Paesi extra europei e una serie di proposte di intervento a tutela e a supporto della filiera.
Le proposte scaturite dalla discussione tra i partecipanti all’assemblea sono precise:
- Applicazione in Europa del principio di reciprocità: tutti devono avere e rispettare le stesse regole.
- Estensione a livello europeo della norma, già in vigore in Italia, in base alla quale la passata deve essere ottenuta solo da pomodoro fresco, con obbligo di riportare in etichetta lo Stato e, qualora il ciclo produttivo lo consenta, anche la zona dove il pomodoro è stato coltivato.
- Ricerca di soluzioni per l’efficientamento produttivo puntando sulla ricerca varietale, sull’evoluzione delle tecniche produttive e ripensando l’organizzazione ed il livello dimensionale delle imprese agricole.
- Investimenti sul miglioramento genetico per identificare nuove varietà capaci di garantire produttività, resilienza e sostenibilità ambientale, senza compromettere la qualità.
- Razionalizzazione delle competenze relative al sistema idrico, anche attraverso un intervento sulla legislazione in materia di acqua.
- Ottimizzazione delle infrastrutture idriche in particolare costruzione, nell’area emiliana, della diga di Vetto, per risolvere il problema della siccità nella Val d’Enza tra Parma e Reggio Emilia, per la regimentazione e la laminazione delle acque piovane, per la messa in sicurezza del territorio e soprattutto per rispondere alle esigenze idriche dell’agricoltura e delle industrie. Creazione, nel bacino centro sud, di un’opera infrastrutturale di collegamento tra la diga di Occhito, in provincia di Foggia, e quella del Liscione, in provincia di Campobasso. Si tratta di un collegamento di pochi chilometri che porterebbe in Puglia un volume medio annuo stimato in 40-60 milioni di metri cubi d’acqua, che, quando la diga del Liscione è troppo piena, il Molise è costretto a sversare in mare, e che garantirebbe l’acqua necessaria agli agricoltori pugliesi.