L’attenzione al portafoglio e quella all’ambiente a volte vanno di pari passo. Sarà un caso, ma proprio nel 2022, che si è caratterizzato da un aumento dell’inflazione, come non si vedeva da anni, si è ridotto anche lo spreco alimentare.
Secondo il rapporto Waste Watcher 2023, nel 2022, abbiamo gettato circa 75 grammi di cibo al giorno, per un totale di 524,1 g alla settimana. Tanto, ma comunque il 12% in meno rispetto all’indagine di un anno fa, quando lo spreco ammontava a 595,3 g.
Sono i cibi freschi, gli alimenti che finiscono più spesso nella spazzatura, in particolare la frutta (24 grammi alla settimana), l’insalata (17,6 g), cipolle, aglio, tuberi (17,1g) e verdure in generale (16 grammi). Nella top five dello spreco figura anche il pane. Ne gettiamo 16,3 g alla settimana, più di 8 etti in un anno.
A livello nazionale, i consumatori più propensi a sprecare cibo vivono al sud, non hanno figli, appartengono al ceto popolare e vivono in piccoli comuni. I più virtuosi hanno figli, vivono al centro nord in comuni grandi, appartengono al ceto medio o medio/basso.
I motivi dello spreco sono i più vari. Il primo è che frutta e verdura vanno a male, il secondo è che ci si dimentica di avere qualcosa in casa, che quindi si deteriora. Una parte significativa delle persone coinvolte nell’indagine indica che i cibi venduti sono già vecchi. Inoltre in molte famiglie c’è poca consapevolezza: si ha paura di non avere cibo a sufficienza e si calcola male quello che serve.
Il valore dello spreco
«Vale complessivamente 6,48 miliardi di euro lo spreco del cibo solo nelle nostre case, alla luce dei dati Waste Watcher di gennaio 2023 – ha spiegato il fondatore Spreco Zero, l’agroeconomista Andrea Segrè – L’obiettivo ONU, dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030, non è lontano: la sfida si può vincere. Il recupero di cibo a fini solidali sta diventando una prassi consolidata ma la prevenzione inizia quando spingiamo il carrello della spesa: la scommessa si gioca soprattutto nelle nostre case e in una svolta culturale profonda e personale. Per questo le food policies, che coordinano la filiera del cibo nelle nostre città, stanno diventando riferimento centrale di buon governo».
Ma c’è un dato ulteriore da aggiungere, ed è quello relativo allo spreco di filiera, fra perdite in campo e sprechi nella catena dell’industria e della distribuzione del cibo: «Nel 2022 – aggiunge Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto “Il caso Italia” 2023 – sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo (per la precisione 4.240340 tonnellate), per un valore complessivo nella filiera italiana del cibo di 9,3 miliardi di euro».
Nuove abitudini di spesa
L’Osservatorio Waste Watcher rivela anche come si sono consolidate alcune abitudini di spesa. Si acquistano più spesso prodotti in promozione, si fa attenzione alla sostenibilità, si consumano più legumi. Per risparmiare, si comprano più spesso i prodotti a marchio del distributore e si fa la spesa al discount. Non mancano gli acquisti locali o a km 0, biologici e nei mercati contadini.