Le condizioni meteo sfavorevoli al frumento duro in Italia, riportate con crescente insistenza dalla parte agricola nel corso delle ultime settimane, hanno trovato riscontro nelle previsioni di rese a fine giugno della Commissione UE.
Secondo quanto evidenziato da Areté – che si occupa di analisi e previsioni sui mercati delle materie prime agrifood – a causa della persistente siccità nel Sud Italia e della primavera più piovosa almeno dal 1978 nelle regioni settentrionali, le rese del prossimo raccolto di frumento duro in Italia sono previste calare di oltre il 7% rispetto al 2023, portando a una produzione che potrebbe risultare di quasi il 20% inferiore alla media quinquennale.
Una produzione inferiore alla media è prevista anche per la Francia, secondo produttore a livello europeo, confermando dunque una prospettiva di mercato comunitario fortemente deficitario per la campagna 2024/25.
Tale aggravio del deficit produttivo espone il mercato ad un crescente rischio di volatilità delle quotazioni, senza una chiara direzione imboccata dalle borse merci meridionali: le prime quotazioni del nuovo raccolto sono risultate in calo a Foggia ed in aumento a Napoli, rispetto agli ultimi prezzi del raccolto precedente.
I prezzi dei frumenti esteri, invece, scontano la pressione del raccolto, con cali recentemente registrati sia sulle quotazioni francesi che quelle del prodotto nordamericano.
Il quadro produttivo relativo al 2023
Il comparto molitorio nazionale con specifico riferimento al 2023 è stato caratterizzato da un andamento positivo dei volumi produttivi nel comparto della macinazione del frumento tenero mentre si è registrata una contrazione in quello del frumento duro.
I dati sono stati presentati nell’ambito dell’Assemblea Generale annuale, Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Confindustria) che rappresenta, in via esclusiva, l’Industria molitoria nazionale nei due comparti della macinazione a frumento tenero e a frumento duro (Roma, 24 giugno 2024)
Il forte ridimensionamento delle quotazioni degli sfarinati e dei sottoprodotti della macinazione rispetto all’anno precedente, quale conseguenza del rientro dei principali costi di produzione dopo i picchi raggiunti nel 2022, ha pesato invece negativamente sul livello del fatturato del settore molitorio che si è situato complessivamente, sulla base degli indicatori relativi alla produzione e ai prezzi delle diverse tipologie di sfarinati e sottoprodotti della macinazione, su 4,975 miliardi di euro con una contrazione complessiva del 18,5% rispetto al fatturato 2022 calcolato in 6,102 miliardi di euro.
I volumi di sfarinati prodotti dall’Industria molitoria nazionale si sarebbero pertanto attestati, nel 2023, su 8.151.000 t con un incremento complessivo dello 0,3% circa rispetto ai volumi calcolati nel 2022, pari a 8.128.ooo t, mentre il volume complessivo dei prodotti dell’Industria molitoria italiana – comprensivi anche dei sottoprodotti della macinazione – avrebbe raggiunto 11,608 milioni di tonnellate (11,583 milioni di tonnellate nel 2022).
COMPARTO DELLA MACINAZIONE A FRUMENTO TENERO
Per quanto concerne il comparto della macinazione del frumento tenero, si sarebbe verificato, nel 2023, un incremento produttivo dei volumi di farine stimato in misura del 2,1% rispetto al 2022 (da 4,062 a 4,146 milioni di tonnellate). L’andamento positivo ha riguardato anche il principale canale di commercializzazione, quello della panificazione e dei prodotti sostitutivi, che aveva fatto registrare, nel corso degli ultimi decenni, una dinamica flessiva pressoché costante: la produzione di farine destinate al canale della panificazione e dei prodotti sostitutivi avrebbe così registrato un’incoraggiante crescita complessiva dell’1,5% trainata, in particolare, dalla richiesta proveniente dalla grande distribuzione.
Sostanzialmente stabile, ma comunque con segno positivo, la produzione di farine destinate al comparto dolciario nonostante la contrazione della domanda per la produzione di dolci da ricorrenza.
Proseguono, infine, i trend particolarmente positivi, e ormai consolidati negli anni, della domanda proveniente, da un lato, dai canali pizza, fresca e surgelata, e, dall’altro, dall’export per via di un sempre più diffuso apprezzamento, all’estero, della qualità e della versatilità delle farine italiane. In riduzione, infine, il volume di farine venduto sugli scaffali che conferma un ridimensionamento dopo i fenomeni di accaparramento che si erano verificati, da parte dei consumatori, nella prima fase dell’emergenza Covid.
Nel 2023 il fatturato del comparto molitorio a frumento tenero, tenuto conto della riduzione media, rispetto al 2022, del prezzo delle farine (-14,5%) e dei sottoprodotti della macinazione (-22,7%) – quale conseguenza risultante in primis da una riduzione delle quotazioni della materia prima frumento tenero (-25,6% rispetto al 2022) e anche dei costi energetici e logistici – dovrebbe situarsi su 2,555 miliardi di euro circa con una riduzione del 14,7% rispetto al fatturato 2022, calcolato in 2,997 miliardi di euro.
COMPARTO DELLA MACINAZIONE DEL FRUMENTO DURO
Per quanto riguarda il comparto del frumento duro, è stata stimata, nel 2023, una contrazione, rispetto al 2022, dell’1,5% circa della produzione di semole. Essa riflette una minor domanda proveniente dall’Industria pastaria, principale canale di sbocco dell’Industria molitoria a frumento duro, per via di un rallentamento sia della domanda interna, sia delle esportazioni di pasta alimentare di semola di frumento duro.
Il fatturato del comparto a duro sarebbe in riduzione a 2,420 miliardi di euro rispetto a 3,105 miliardi di euro nel 2022 (-22,1%) risultante non solo da un calo della domanda ma soprattutto dalla riduzione delle quotazioni medie delle semole quale conseguenza, in particolare, della riduzione dei principali costi di produzione (materia prima frumento duro, energia, logistica…).
“Nel 2023 sono stati sensibilmente ridimensionati gli eccessi verificatisi l’anno precedente sui mercati internazionali delle materie prime, siano esse agricole o meno, che avevano impattato sui principali costi di produzione degli operatori della filiera. Le fluttuazioni repentine dei mercati internazionali, unitamente ai risultati deludenti dei raccolti nazionali, hanno così determinato oggettive difficoltà per alcuni anelli della filiera che non hanno agevolato lo sviluppo di un confronto sereno tra gli attori che la compongono” evidenzia Andrea Valente, Presidente Italmopa nell’ambito della Assemblea Generale annuale. “In questo contesto, Italmopa conferma l’assoluta necessità di superare, attraverso un piano di settore organico e condiviso, le criticità strutturali che contraddistinguono la filiera ed in particolare la produzione primaria. Auspichiamo, a tal fine, la massima collaborazione tra le parti, e che vengano pertanto archiviate contrapposizioni dannose o dogmatismi antiindustriali che non giovano agli interessi dell’intera filiera e, più in generale, del sistema paese”.